CONOSCI I TUOI CONSUMI!  Con l’entrata in vigore del. D. Lgs. 102/214, con scadenza ultima al 30/06/2017, ogni precedente modalita’ di ripartizione delle spese perdera’ validità’. L’unico criterio di calcolo da seguire per la ripartizione sara’ quello basato sui consumi rilevati dai contabilizzatori di calore.

Come è nato il ripartitore di calore? Come funziona? Scopriamolo insieme!

Il ripartitore di calore divenne un prodotto reale nel 1906, data in cui venne registrato da un ingegnere danese Viggo Petersen e fu poi prodotto industrialmente nel 1917 dall'azienda Kemp & Lauiritzen; i primi apparecchi furono installati sui radiatori di un edificio della pubblica amministrazione danese. 

La tecnologia di allora si basava sul concetto di pila termoelettrica, dispositivo che sfrutta l’effetto Seebeck per generare elettricità a seguito della variazione di temperatura. L’elettricità prodotta veniva utilizzata per spostare una colonnina di mercurio all'interno di un tubicino di vetro, fornendo l’indicazione piuttosto precisa del calore emesso dal radiatore, il costo e la fragilità di tali apparecchiature portarono alla necessità di ricercare nuovi sistemi.  

Ed ecco che nel 1930 l’ingegner Costantin Brun progetta e produce i primi ripartitori di calore ad evaporazione; dispositivo contenete liquido alcolico altamente igroscopico. L’istituto Danese di Tecnologia, dopo l’opera di studio di tale tecnologia, la dichiarò affidabile istituendo un rapporto di 600 pagine che costituì le fondamenta per le successive standardizzazione in questo settore.

Nel frattempo, dalla Danimarca il ripartitore si diffuse in Germania in primo luogo e successivamente in Europa e gli utenti iniziarono a scoprire i benefici della misurazione individuale ed il controllo sui propri consumi, pagando l’energia sulla base del solo reale consumo effettivo. L’approfondimento della comunità scientifica si spostò poi verso la determinazione di quale fosse il punto di installazione migliore in grado di garantire sempre una misura proporzionale al calore emesso dal corpo scaldante. Fu stabilito che la posizione verticale fosse quella migliore comunque sempre in un range compreso tra il 66% ed il 75% dell’altezza del radiatore partendo dal basso a secondo se lo strumento fosse ad evaporazione o elettronica.

La vera diffusione su larga scala arrivò solo agli inizi degli anni Ottanta quando cominciò la prima produzione di ripartitori di calore elettronici: un cambiamento epocale in termini di accuratezza di misura e ridimensionamento delle operazioni di lettura e manutenzione. Questa innovazione fu poi accompagnata dall'introduzione della comunicazione radio, che a questo punto permetteva al letturista di poter effettuare l’operazione senza entrare in casa dell’utente. Negli anni Novanta vennero introdotte le prime linee guida EN per normare l’applicazione di questi dispositivi.

Come funzionano i ripartitori elettronici di calore

Premettiamo che i ripartitori di calore sono adottati nella contabilizzazione del calore solo nei casi in cui non sia possibile effettuare una contabilizzazione diretta. Il principio su cui si basano i ripartitori elettronici dei costi di riscaldamento deriva da una proprietà fondamentale della trasmissione del calore: la quantità di energia ceduta da un corpo scaldante (quale il radiatore) dipende direttamente dalla differenza di temperatura tra il corpo stesso e l’ambiente circostante e dalla capacità che tale corpo ha di cedere calore (dipendente dalla forma e dal materiale di cui è composto). Note le caratteristiche del radiatore (dimensioni e quindi resa termica) misurando la differenza di temperatura tra la sua superficie e l’ambiente, è possibile dunque ricavare la quantità di calore ceduta nell'unità di tempo. 

L’apparecchio esegue dunque un monitoraggio continuo delle due temperature ed integra tale differenza nel tempo, tenendo conto di due fattori correttivi (Kq e Kc). Il numero che viene visualizzato sul display è il risultato di tale operazione e tiene conto anche della potenzialità (espressa in watt) del radiatore a cui è applicato. Per essere più specifici possiamo dire che il numero visualizzato sul display indica un valore assoluto: le unità di ripartizione.  

Da quanto indicato sopra, possiamo asserire che le unità di ripartizione aiutano in modo semplice a controllare i valori di consumo per ogni singolo radiatore e, dopo la prima ripartizione, possono essere facilmente collegati ad un controvalore monetario.  Al termine del periodo di riscaldamento questi valori verranno elaborati a cura del tecnico di contabilizzazione del calore che, avendo il dettaglio delle spese sostenute con i millesimi di riscaldamento e le relative quote di spese involontarie, predispone i conteggi finali in ottemperanza alle norme UNI 10200 che consegna all'amministratore del condominio

Va ricordato inoltre che i ripartitori attuali sono dotati di modulo radio che permette l’invio dei dati registrati all'esterno dell’unità immobiliare per consentirne la lettura dei consumi, al fine di evitare frode il ripartitore stesso è dotato di sigillo che, se manomesso, fa smettere il funzionamento dello stesso segnalando un allarme remoto a chi si occupa delle letture come un eventuale rimozione o di interferenza con la corretta misurazione del consumo. Il ripartitore è dotato di batteria al litio della durata circa di 8/10 anni. Attenzione, però, a volte non è sostituibile!

 

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